GLI ASPETTI POLIMORFI DEL PIACERE DA DIPENDENZA
Quanto la comunic-AZIONE efficace, responsabile e consapevole influisce sul benessere nostro e su quello delle persone a noi care? “Le persone si
dimenticheranno ciò che abbiamo detto o fatto, ma non dimenticheranno mai il modo in cui le abbiamo fatte sentire”.
Il piacere, insieme alla rabbia, alla paura e al dolore, è una delle quattro sensazioni di base che costituiscono il nostro sistema “percettivo-reattivo”. L’ambito del piacere racchiude moltissime emozioni e sensazioni differenti: desiderio, gioia, passione che molto spesso, se mal gestite, strutturano delle vere e proprie dipendenze, fondate sulla reiterata incapacità di non reagire.
Le dipendenze possono essere molteplici e disparate, dalla dipendenza affettiva, alla dipendenza da sostanze, al sesso, all’alcol.
Si tratta di trappole costruite da una continua e soffocante serie di abitudini comportamentali e mentali che gradualmente e inesorabilmente, finiscono per condizionare l’intera esistenza. Il piacere potrebbe trasformarsi in una vera e propria condanna che sottrae la libertà al malcapitato, la cui vita inizia ad essere scandita da tempi e condizioni che sfuggono al suo controllo e che non riesce più a modificare in maniera autonoma. Innescatosi il circolo vizioso della dipendenza sarà impossibile vivere
sensazioni ed emozioni gratificanti. Il viaggio nella “terra del piacere” risulterà pieno di insidie, non solo per i viaggiatori meno esperti, ma anche per i cosiddetti “navigati”, che rimarranno inevitabilmente spiazzati dagli ingredienti magici di questa forma di dipendenza: il piacere. Nell’inaspettato, dell’inatteso, dell’imprevisto. Scatta il bisogno di gestire la sensazione incontrollabile, senza soluzione di continuità in quanto ogni gratificazione portatrice di piacere scaricherà la tensione, ma contestualmente aprirà le porte a nuove situazioni pregne di desiderio.
Il pensiero ricorrente è quello di essere in grado di poter smettere in ogni
momento, ma inesorabilmente si giunge ad un punto in cui emerge la sgradevole sensazione prodotta dall’eccesso di trasgressione. Tutto inizia a ruotare intorno ai bisogni da colmare, ai vuoti da riempire in maniera
compulsiva. In che modo sarà possibile trasformare il circolo vizioso in circolo virtuoso? La comunic-azione, intesa come la prima fondamentale azione dell’essere umano, si rivela una strategia vincente al fine di indurre e condurre l’irretito” dal piacere a compiere una prima, piccola differente azione che lo liberi dalla prigione della dipendenza. Attraverso modalità comportamentali differenti, si giunge All’apprendimento di nuove capacità, prendendo contestualmente coscienza dei meccanismi e dei comportamenti altamente disfunzionali che reggono la dipendenza, spesso alimentati da tentativi errati di soluzioni fallimentari messi in atto fino a quel momento. Questa è la “magia” che può operare un processo di comunicazione: “le parole erano originariamente incantesimi”. Con le parole l’uomo può rendere felice il prossimo
o spingerlo alla disperazione; l’insegnante trasmette il suo sapere agli alunni; il genitore educa i propri figli. Le parole suscitano emozioni e sono il mezzo generale con cui gli uomini si influenzano reciprocamente: spetta a noi decidere in che modo voler utilizzare il linguaggio e per quale fine,
perché comunicare non è semplicemente parlare.
Comunicare è parlare e ascoltare con il cuore, da quella “postazione interiore” arredata da percezioni, emozioni, stati d’animo: il risultato è il “sentire”, che batte sempre sul traguardo il “capire”. Comunicare diventa una danza tra un linguaggio di tipo logico-digitale (che spiega, descrive e trasmette informazioni), e un linguaggio di tipo performativo-ingiuntivo, fatto di simboli, immagini, racconti, aneddoti, storie, aforismi, in grado di far “sentire”, ossia di suscitare un differente effetto emozionale. Sono le emozioni il carburante della vita e solo riorientandole in modo funzionale si produce l’effetto alchemico: la paura guardata in faccia si trasforma in coraggio, la rabbia correttamente canalizzata si trasforma in fonte di propulsiva energia, il dolore elaborato si trasforma in forza, il piacere temporaneo, effimero, provvisorio, riempitivo di un vuoto interiore si trasforma in gioia, grinta, vitalità, passione.
Nella prospettiva della formazione integrale della personalità assume perciò particolare rilevanza l’educazione alla salute, intesa come piena realizzazione delle potenzialità dell’intelligenza, dell’affettività, nell’integrazione sociale dei singoli, in modo da assicurare la pienezza della vita personale, l’attivazione di tutta l’umanità di cui ogni soggetto è ricco. L’educazione alla salute (intesa appunto come “pieno sviluppo della persona umana” ex articolo 3 della nostra costituzione), è educazione alla vita, al sentimento, a quel mondo interiore in cui si generano le condizioni del ben-essere.
Educare, dal latino ex-ducere, è tirar fuori, far venire alla luce qualcosa che è nascosto; istruire è invece “in-struere”, inserire, portare all’interno di un contenitore materiali, nozioni. Educare in tal senso è fare un pezzo di strada insieme, in ambito scolastico, medico, socio sanitario, instaurare una
relazione che possa consentire di “tirar fuori” le straordinarie risorse nascoste in ogni essere umano. Educazione è relazione, terreno da coltivare giorno dopo giorno per promuovere e garantire la salute (dal latino “salus”, salvezza, incolumità, integrità) degli “individui”. L’educazione alla salute è prima di tutto riconoscimento dei diritti “dell’individuo”.
L’educazione alla salute rappresenta uno degli strumenti fondamentali per l’esercizio di questi diritti, è elemento centrale della politica per la salute del Paese. Una comunità che voglia garantire al cittadino l’esercizio del diritto alla salute non può prescindere da tale premessa. Aspetto fondamentale dell’educazione alla salute è il riconoscimento della soggettività, introdotta proprio nella definizione dell’OMS che intende la salute come uno stato di benessere psico-fisico e sociale. La soggettività incide in modo determinante sulla salute.
Il modo di percepire la realtà da parte del soggetto influisce sul suo
stato di salute. L’educazione alla salute è uno strumento essenziale di ogni strategia che mira da un lato a migliorare l’efficienza dei servizi e dall’altro a favorire il raggiungimento di una migliore qualità della vita per tutti. Il ruolo dell’infermiere, dalla prevenzione, quale insieme di interventi
centrati sulla rimozione delle cause di malattia, alla promozione della salute, è determinante e consente alle persone di acquisire un maggior controllo della propria salute e di migliorarla.
“Non si conosce per cambiare, ma si cambia per conoscere”: è questo il punto da cui partire per intraprendere un affascinante viaggio nella nostra esistenza, la cui meta non è un luogo ma un nuovo modo di vedere le cose.